giovedì 16 aprile 2009

[TGS 08] Super Potato

Le meraviglie videoludiche di Super Potato 


Tokyo, quartiere di Akihabara. L'insegna reca una gigantesca patata antropomorfica, non troppo dissimile dal giocattolo Hasbro che negli anni '40 divertiva l'utenza con rozze customizzazioni facciali. Il palazzo, paradossalmente minuto persino per gli standard nipponici, è letteralmente incassato fra due grattacieli luminescenti, tanto che, se non fosse per la fama che lo contraddistingue, passerebbe facilmente inosservato. Tre piani (dal secondo al quarto, mentre il primo è solo di ingresso) di assurda follia videoludica dal marcato sapore di retrogaming. Insomma, da Super Potato ci puoi lasciare le penne e un sacco di quattrini. Entri e già un motivetto che più 8-bit non si può (per la precisione quello di Super Mario Bros.) scandisce l'evento. Già sorridi come il più felice dei bambini, poi sali una stretta, lunga e claustrofobica scalinata e sei nel paradiso del videogiochi. La regola è una sola, chiara e semplice: prelevare in anticipo (meglio se in qualche City Bank) quanto più contante possibile, perché una volta entrati sarà difficilissimo uscire a mani vuote. E, fidatevi, le carte di credito italiane, possono dare problemi una volta in cassa. Molto meglio un bel gruzzolo di sonanti Yen giapponesi, per non essere costretti a lasciare sugli scaffali una rarissima copia di Radiant Silvergun per Saturn o uno Zelda da collezione.


[Leggi l'articolo made in Tokyo su Digital Japan]