
NOTA: Il seguente scritto è stato già pubblicato su un manuale della Jackson Libri, reperibile in edicola al prezzo di 6,90 €. Si tratta di una raccolta di trucchi e soluzioni per Nintendo DS. Mi è stato chiesto di scrivere una prefazione al "testo" ed eccomi accontentato. Cos'è (per me) la Touch Generation.
Lo scossone economico e culturale che Donkey Kong impresse al mondo dell'industria dei videogiochi è roba che mai e poi mai potrà passare inosservata, comunque la metti.
Quel coin-op a base di gorilla, piattaforme e barili, rappresentò il faro guida dell'attuale coscienza videoludica. La (rivoluzionaria) lezione era di quelle chiare ed esemplari: con un videogioco diveniva possibile, almeno in potenza, narrare qualsiasi storia, favola o bizzarro racconto zeppo di cattivoni di turno, principesse da salvare ed eroi più o meno strampalati. E Miyamoto, questo, l'aveva capito da sé.
Poi, se dici console portatile e la chiave di lettura è sempre quella di Nintendo, la memoria corre frenetica a ritroso nel tempo, dritto dritto in Giappone, anno 1989. Più che un marchio, Game Boy era ed è ancor oggi sinonimo universale di console handheld. Schermo monocromatico, una croce direzionale, due tasti di un indimenticabile colore violaceo e uno slot d'alloggiamento che allora sembrava gridare a gran voce l'innovazione che portava in grembo: cartucce intercambiabili!
Game Boy, insomma, significava una nuova prospettiva e un valido passatempo per le gite fuori porta con la mamma e il papà. Era sufficiente scegliere solo quali e quanti giochi portare assieme alla console e, magari, qualche batteria di ricambio, che non si poteva mai sapere. Voleva dire, finalmente, la possibilità di giocare con Super Mario in autobus, su una panchina al parco, sotto l'ombrellone e, perché no, tra i banchi di scuola, mentre della noiosa lezione non ce ne importava nulla e l'insegnante dava incautamente le spalle alla classe.
Oggi, che da allora di anni ne sono passati più di venti, il sapore di un Nintendo tascabile preserva ancora quel fortissimo retrogusto "giocattoloso", spensierato e totalmente disincantato, tipico di una console che non vuol strabiliare con muscoli e poligoni, ma solo divertire, emozionare e strappare lo stesso sorriso di quando si era tutti piccini.
Già, perchè con un Nintendo DS ci puoi fare di tutto. Puoi calarti giù per un tubo per vedere cosa c'è, puoi brandire frusta e spadino alla ricerca del conte Dracula o derapare a tutta birra per i festosi vicoli di Borgo Delfino. Poi, se impugni anche lo stilo e stai alle regole del gioco, le possibilità aumentano il senso di vertigine. E in men che non si dica ti ritrovi in tribunale a vestire i panni (cioè la toga) di un rampante avvocato penalista, sospeso a mezz'aria fra le nuvole a lanciare uova ai Magikoopa oppure in cucina a impastare, tagliuzzare, infornare e persino mantecare: è sufficiente un grembiule da cucina, un cappello da chef e una cartuccia di gioco con su scritto Cooking Mama!
Insomma, c'è poco da dissentire: la consistenza della nuova formula di Nintendo, del DS e più in generale della Touch! Generations è semplice, fin troppo ovvia, letteralmente geniale. Si tratta di una console economica da produrre, economica su cui sviluppare e fortemente caratterizzata dall'idea che i nuovi meccanismi di input (stilo e schermo tattile) focalizzino la curiosità (prima) e l'attenzione (poi) di chi, fino a qualche anno fa, coi videogiochi non avrebbe avuto nulla a che spartire.
Perché, se alla croce direzionale e a un tedioso pacchetto di tasti frontali, dorsali e relative combinazioni, vi si sostituisce la possibilità di eseguire le medesime azioni nella maniera più spontanea e naturale possibile, convertire gli scettici e le masse di videogiocatori della domenica risulta, giocoforza, una pratica che più indolore non si può. Lo insegnava, roba di qualche anno fa, lo spot pubblicitario di Wario Ware Touched! e continua a farlo, dopo tre anni di DS, due restyling e una manciata di colori (i soliti bianco e nero assieme alle nuove tinte pastello), qualsiasi titolo dell'attuale line-up si affidi, oggi, all'uso e abuso di pennino o vigorose "ditate" sullo schermo inferiore. Poco importa, dunque, di che colore sia la vostra console portatile, se riporti (o meno) sul guscio la serigrafia di amabili cuccioli o se il vostro personaggio prediletto sia quel perfido di Bowser. E poco importa, ancora, se il vostro DS Lite non ha mai assaggiato altro gioco all'infuori di Mario Kart DS, Metroid Prime Hunters o il pregevole Zelda: The Phantom Hourglass. Perché il Nintendo DS è la console dei vacanzieri, dei pendolari, di chi non sta mai fermo neanche se lo leghi, di chi ci gioca di nascosto sotto le coperte, di chi non ha mai smesso di credere che le favole possano esistere anche in formato touchscreen e di chi, infine, avrà sempre, in ogni tempo e in ogni luogo, una principessa da salvare.