
Che il décolleté della giunonica Ivy fosse da capogiro non è poi chissà quale novità. Ma di fronte alla piccola Taki dotata di misure da maggiorata, pur senza privarsi dell'agilità felina che da sempre la caratterizza, beh, onestamente c'è da rimaner frastornati. Il merito va tutto quanto ai chirurghi plastici di Namco e all'esasperazione estetica di una formula già ampiamente collaudata. Nasce dunque Soul Calibur IV, quinto capitolo della saga all'arma bianca, il primo della generazione ad alta definizione, che sa andare anche online.
Il rituale prevede l'ascolto dell'introduzione del gioco in religioso silenzio, mentre speri che quanto stai per udire sappia replicare la bellezza dell'indimenticabile brano cantato di Soul Blade, o Soul Edge che dir si voglia. E, purtroppo, dopo neanche il primo minuto, pensi che quella di dieci anni fa aveva ben altro appeal. Poi le prime affannose partite in Arcade Mode, giusto per saggiare le abilità dei nuovi personaggi e per vedere cosa hanno cambiato al tuo lottatore preferito. E scopri che il make-up di nuova generazione non è poi mica male, con nuove acconciature, look più che mai pomposi e volti sensibilmente maturati. Gli uomini, nonostante la maggior parte di loro sia vestita a festa, presentano espressioni abbrutite e cicatrici mai viste prime. Le donne, piuttosto, sembrano reduci da un biennio in beauty-farm nella Silicon Valley. Insomma, si tratta del primo Soul Calibur ad alta definizione e si vocifera sia un gran gioco.