giovedì 16 aprile 2009

[Next Level] LittleBigmedium

Un noto giornalista del passato, Mario Borsa, diceva che bisogna dire subito il fatto, perchè il lettore vuole sapere subito il fatto. "Non nascondete il fatto in mille divagazioni, non infiorettate l'articolo, perché il lettore vuole sapere subito che cosa è successo", diceva alle nuove leve della macchina da scrivere. 

Dunque, il fatto è che il videogioco è un medium. 

Fatto strano, invero, ma tanto veritiero da doversene fare una più che buona ragione.  

Eppure mercoledì 4 marzo 2009 il giornalista de Il Sole 24 ore Marco Mele, durante una conferenza stampa all'Università di Roma La Sapienza ha affermato l'esatto contrario. 

Si trattava della presentazione della prima ricerca italiana (commissionata da Sony) sulle opportunità offerte dalle aziende dal gaming e dai social network. La ricerca, come debitamente sottolineato dal preside Mario Morcellini, non avrebbe fornito riscontri e risultati, ma soltanto un potenziale modello di ricerca di marketing, per indagare le possibilità del fundraising online, del recruiting aziendale e della partecipazione interattiva nei social network, ludici e non. 

Il titolo della conferenza era Business e gaming. Gioco e social network nella rete dell'impresa, con ospiti illustri quali Gianfranco Pecchinenda (preside della Facoltà di Sociologia dell'Università di Napoli Federico II e illuminato studioso del videogioco in quanto medium culturale), Gaetano Ruvolo (General Manager Sony Computer Entertainment Italia), Alberto Mattiacci (professore di Marketing) e Andrea Cuneo (direttore del marketing di Sony).

In una fumosa disquisizione sull'abc dei moderni game studies, sull'ormai assodato concetto di performance del giocatore e sulla crisi dei sistemi di rappresentazione del reale (secondo la quale l'incapacità di rinnovo culturale dei media generalisti si ripercuote sull'impossibilità che il videogioco emerga quale oggetto culturale), il giornalista Mele ha finanche sottolineato che il videogioco "non è un medium, ma solamente un dispositivo di intrattenimento, di qualcosa che serve per… perché poi… e cioè infatti"

Il suono acuto e stridente generato dall'arrampicata libera sugli specchi era ai limiti del decoro acustico. 

Il macroscopico errore di contesto commesso dal noto giornalista, inoltre, non trova attenuanti neppure nelle premesse all'intervento quando, facendo spallucce, dichiarava che la propria esperienza videoludica fosse iniziata e conclusa con la PlayStation 2, per qualche pomeriggio da emozioni forti, diverse, col pad in mano.


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