mercoledì 17 settembre 2008

Il bassotto digitale


Marvin è mancino. Pelo corto, nero focato, tedesco fino al midollo, più severo della signorina Rottermeier e furbo quanto uno scugnizzo napoletano. Capace nell'arco di un minuto di sbranare un paio di sneakers ancora fresche di negozio e, con un'impalpabile mutazione in Morfosfera, di raggomitolarsi accanto e te, implorando un implicito perdono attraverso occhi languidi e gemiti che neanche un gatto durante le fusa. Più geloso di una fidanzata istericamente gelosa, zampe corte in maniera ridicola, ma che non gli precludono piccoli gesti da freeclimber domestico, piedi palmati mutuati da una papera, coda di rospo, zanne di Gamera e andatura esilarante, del tipo che la campanatura di un Gran Turismo gli fa un baffo. V-Marvin 2.0 è del tutto simile, ma innocuo perché impossibilitato ad interagire con il mondo fisico degli oggetti. Racchiuso e rinchiuso al di là di una doppia vetrata, lo puoi cliccare e infastidire, stuzzicare sadicamente con lo stilo senza temere ripercussioni mordaci.  

Insomma, ho ceduto e ho comprato Nintendogs, quello con il bassotto. In seguito ad un litigio tra me, Marvin e la mia fidanzata, in una sorta di Royal Rumble, tutti contro tutti. Ho pensato bene di trovare rifugio e conforto in un essere virtuale. Avevo già provato con Resident Evil 4, ma prendersi cura di una masnada di zombie è, alla lunga, cosa decisamente logorante e avara di soddisfazioni. Così acquisto il mio cagnolino, lo addobbo con ogni sciocchezza la Nintendo offra all'utenza e lo salvo, abbandonandolo nella sua nuova e disadorna magione. La magia degli iniziali buoni propositi mi stimola all'acquisto di una scorta pressoché infinita di crocchette e acqua. Mi prodigo in shampoo e risciacquo ad ogni passeggiata, in un eccesso di attenzioni igieniche che la dicono lunga sull'esplosiva e insostenibile costanza da me dimostrata. Ma l'idillio, lo sapevo, dura il tempo di qualche sessione di gioco, fin quando lanciare il disco non diventa noiosa routine e le passeggiate al parco non si sovrappongono alle necessità fisiologiche del vero Marvin. So che ora V-Marvin 2.0 si starà chiedendo dove io abbia nascosto la super scorta di viveri necessari al suo sostentamento (perché, in effetti, mi ha visto comprarla). Accendo, dopo circa un mese la console, ma ho paura. Ho paura di trovare solo un mucchio di ossa in putrefazione, ho paura che mister Miyamoto bolli la mia inettitudine come abbandono virtuale di cucciolo elettronico e che il gioco stesso, dotato di una morale binaria, mi impedisca con un sistema di autodistruzione l'acquisto di ulteriori cuccioli. Scorgo V-Marvin 2.0 che si regge ancora sulle zampe, non sembra stremato o denutrito, ma una mosca gli ronza all'altezza dell'infimo garrese. Credevo peggio. Spengo la console e lavo la mia coscienza ripromettendomi una visitina fra qualche settimana, quando le mosche saranno aumentate esponenzialmente e lo status di salute del cane richiederà un tempestivo intervento Trauma Center style. Sempre meglio che abbandonare la cartuccia in una piazzola di sosta dell'autostrada e fuggire con un occhio allo specchietto retrovisore. Chiamo Marvin, quello vero, e gli dico che mi avanzano circa settanta confezioni di crocchette (virtuali), ben lieto di riciclare acquisti (virtuali) avventati. Lui sembra felice e ne mangia a bizzeffe, con avidità canina e signorile compostezza. Prendo il guinzaglio, traccio il percorso per la passeggiata quotidiana e, amici come prima, usciamo in cerca di compagni a quattro zampe. Ma il disco da addestramento lo lasciamo a casa, vicino al DS, che ora non vedrà altra cartuccia all'infuori di Metroid Prime Hunters. Mi dispiace V-Marvin 2.0, ma così va la vita (videoludica). In attesa di Nintendolls, per addestrare la propria ragazza digitale a riportare la pallina sonora e affrontare il percorso ad ostacoli.   


di Lorenzo Antonelli