giovedì 16 aprile 2009

MadWorld


Tutta la "Wiiolenza" di Sega!


La commercializzazione di MadWorld è paradossale. 

Si tratta del videogioco più sanguinario, perverso e scurrile degli ultimi anni, che ora si riversa con tonnellate di plasma sul Wii di Nintendo, cioè la console più "giocattolosa" fra le tre sul mercato, quella più attenta alla sensibilità dell'utenza "casual" e storicamente votata all'intrattenimento disimpegnato, non competitivo e sempre pronto a strappare un sorriso a chi impugna i controlli di gioco. La console, insomma, adatta a svezzare i più piccini a suon di favole, funghetti colorati, idraulici nello spazio e sfavilotti.

Ora immaginate tutta l'emoglobina dissipata in anni di picchiaduro, di survival horror e simulazioni di guerriglia in terza persona o in soggettiva. Poi metteteci tutto lo splatter al gusto zombie di Left 4 Dead e quelli dell'Africa nera di Resident Evil 5. Aggiungete, infine, quante più imprecazioni, volgarità e turpiloqui sia possibile concentrare in un videogioco. Bene, MadWorld è molto più di tutto questo e funziona a meraviglia.

Il titolo di Platinum Games è oltraggiosamente efferato, tanto distante dalla concezione ludica made in Nintendo della console per tutta la famiglia "che gioca sul divano col sorriso da pubblicità", quanto assolutamente appagante, adrenalinico e capace di stimolare quel ludico sadismo che risiede (latente) nel videogiocatore di lungo corso.

E stavolta non c'è accusa che tenga il passo dei moralisti: la massiccia dose di violenza che dispensa il gioco di Sega è squisitamente iconografica e inverosimile, subordinata al "piacere ludico" dell'altrui smembramento creativo. 

La sua manifesta artificiosità ne smorza giocoforza la brutalità. 

Il particolare (e innovativo) stile grafico adottato ammorbidisce ogni gesto omicida, lo riporta a misura di fumetto d'autore (come Sin City) e lo contestualizza per quel che è davvero: un picchiaduro col bollino PEGI (18+), con una motosega insozzata di sangue in copertina, un'immagine di un energumeno che strappa il cuore al nemico e uno slogan che un bambino farebbe meglio a ignorare: "Killer Entertainment". In MadWorld, insomma, il bianco e il nero sono distribuiti in egual misura (senza possibilità di appellarsi al razzismo) e il risultato è sempre lo stesso: sangue chiama sangue, e a galloni, sino a tingere lo schermo di un vivido rosso, il terzo colore.


[Leggi la tripla recensione su Nextgame.it]